L’agenda digitale italiana è il piano strategico nazionale per lo sviluppo della società dell’informazione e dell’economia digitale, che implementa la strategia digitale europea la quale è uno dei sette pilastri della Strategia europea per lo sviluppo. Essa si propone di favorire la diffusione delle tecnologie digitali tra i cittadini, le imprese e le pubbliche amministrazioni, al fine di migliorare la qualità della vita, la competitività e l’innovazione del paese. Tra i principali obiettivi dell’agenda digitale italiana vi sono: la copertura del territorio nazionale con reti a banda ultra-larga; l’incremento della domanda e dell’offerta di servizi digitali; la digitalizzazione dei processi e dei documenti della pubblica amministrazione; la promozione della cultura e delle competenze digitali; la tutela dei diritti e della sicurezza nel cyberspazio.
L’agenda digitale italiana presenta numerosi punti di forza, ma anche alcune criticità che ne ostacolano l’attuazione. Tra i punti di forza si possono citare: la coerenza con le direttive europee in materia di agenda digitale; il coinvolgimento di vari attori istituzionali, economici e sociali nella definizione e nel monitoraggio delle azioni; la previsione di incentivi finanziari per gli investimenti in infrastrutture e servizi digitali; la valorizzazione delle esperienze e delle buone pratiche già esistenti sul territorio.
Tra i punti di forza si deve annoverare anche la scelta di puntare alla trasformazione digitale del paese prediligendo nuove tecnologie quali il cloud computing (premere qui per saperne di più) e gli open data. Il cloud diventa la nuova frontiera della riorganizzazione dei dati in un’ottica di digitalizzazione delle PP.AA., con tutti gli effetti che ne conseguono in tema di protezione dei dati e mancata frammentazione degli stessi.
Va sicuramente detto che nel corso di questi anni l’Italia ha compiuto notevoli progressi nello sviluppo delle infrastrutture di rete, migliorando la copertura e la velocità delle connessioni Internet. Questo rappresenta un punto di forza fondamentale per consentire la diffusione delle tecnologie digitali su tutto il territorio nazionale.
L’Agenda Digitale ha promosso poi l’implementazione di servizi digitali pubblici, semplificando le procedure amministrative e migliorando l’accessibilità per i cittadini. L’introduzione di servizi on-line come la firma digitale (premere qui per saperne di più) e l’identità digitale (premere qui per saperne di più) ha semplificato la vita delle persone e ha favorito l’efficienza del settore pubblico.
Tra i punti di debolezza si possono invece evidenziare: la frammentazione delle competenze e delle responsabilità tra i diversi livelli di governo; la scarsa integrazione tra le iniziative nazionali e quelle regionali e locali; la lentezza e la complessità delle procedure amministrative; la resistenza al cambiamento da parte di alcuni settori della società; la mancanza di una valutazione sistematica degli impatti e dei risultati dell’agenda digitale.
La scelta di costituire quale altro pilastro della nuova agenda digitale gli open data incontra un grande ostacolo in una normativa che comporta non poche sovrapposizioni. In questo è ben possibile individuare i punti di debolezza della agenda digitale italiana. Mancando una normativa prescrittiva in materia di open data e introducendo l’accesso civico generalizzato (FOIA), l’effetto è quello di svuotare di significato l’open data di risorse facendo sì che tutto si sposti sull’accesso civico generalizzato.
Altra debolezza attiene poi ad una normativa di dettaglio spesso sovrapponibile, si pensi al tema della trasparenza intesa come portale (dove pubblicare una grossa quantità di dati) che si sovrappone al tema FOIA e open data. Ciò comporta spesso duplicazioni di attività alimentate dal mancato dialogo tra uffici amministrativi.
Nonostante i progressi nell’infrastruttura di rete, inoltre, esiste ancora una disparità tra le aree urbane e quelle rurali in termini di accesso alle tecnologie digitali (digital divide). Il divario digitale rappresenta un ostacolo per l’adozione diffusa delle tecnologie digitali e per l’inclusione digitale della popolazione. Molti settori produttivi italiani, poi, in particolare le piccole e medie imprese, faticano ad adottare pienamente le tecnologie digitali. Questo ritardo nell’adozione può limitare la competitività delle imprese italiane e rallentare la trasformazione digitale dell’economia.
In conclusione, l’agenda digitale italiana rappresenta di sicuro una grande opportunità per il rilancio del Paese nel contesto globale, ma richiede anche un forte impegno da parte di tutti gli attori coinvolti per superare le sfide che si presentano. È necessario quindi accelerare i tempi di realizzazione delle azioni previste, garantire una maggiore coordinazione tra i diversi livelli di governo, semplificare le norme e le procedure, coinvolgere maggiormente i cittadini e le imprese nella trasformazione digitale, monitorare costantemente i progressi e gli effetti dell’agenda digitale, ma soprattutto stracciare una volta per tutte quel velo di ipocrisia politico che accompagna ormai da troppo il processo di digitalizzazione del Paese schiavo del retaggio che vuole che dall’attuazione delle disposizioni di legge in tema di digitalizzazione “non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.
Per approfondire:
- AgID, Rapporto annuale sull'attuazione dell'Agenda Digitale Italiana 2020, Roma, 2020; - Censis, L'Italia digitale: opportunità e sfide, Roma, 2020; - Istat, L'Italia in cifre 2021, Roma, 2021; - ANAC, Relazione annuale al Parlamento 2019, Roma, 2020; - C. Cottarelli, T. Nannicini, S. Pellegrino, Il futuro è adesso: come rendere l'Italia più digitale, Milano, 2020; - OECD, Going Digital: Shaping Policies, Improving Lives, Parigi, 2019.
Nicola Nappi
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