Durante un’audizione in parlamento, il Garante per la protezione dei dati personali si è detto pronto a vigilare sul corretto uso dell’intelligenza artificiale affermando di possedere quei requisiti di competenza e indipendenza necessari per attuare il Regolamento europeo sull’intelligenza artificiale, garantendo un elevato livello di tutela dei diritti fondamentali.
L’approvazione recente dell’AI Act impone agli Stati membri di effettuare scelte cruciali sulle norme di adeguamento degli ordinamenti interni.
Date le implicazioni dell’IA sui diritti fondamentali, il suggerimento del Garante privacy è quello di attribuire la competenza ad Autorità caratterizzate da requisiti d’indipendenza stringenti, proprio come quello di essa autorità. Questa scelta è giustificata dalla stretta interrelazione tra intelligenza artificiale e protezione dati, nonché dalla competenza già acquisita in materia di processo decisionale automatizzato.
L’AI Act si basa sull’articolo 16 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, che costituisce la base giuridica della normativa di protezione dei dati. Il Regolamento sull’intelligenza artificiale prevede il controllo delle Autorità di protezione dei dati personali su processi algoritmici che utilizzano dati personali.
La sinergia tra le due discipline e la loro applicazione da parte di un’unica Autorità è cruciale per garantire l’effettività dei diritti e delle garanzie sanciti. In questo contesto, si invita il Parlamento e il Governo a riflettere su questo punto.
Daniele Giordano
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