La CSFA S.p.A., dopo aver ricevuto ben cinque decreti ingiuntivi emessi dal Tribunale di Crapanzano Terme su ricorso della Auanaghena Corporation a seguito di 5 fatture non pagate, ha resistito proponendo cinque distinte opposizioni che hanno portato a 5 sentenze di accoglimento.
L’Auanaghena Corporation ha però proposto avverso le cinque sentenze ricorso per cassazione, sostenendo la legittimità della richiesta giudiziale dell’adempimento frazionato di una prestazione originariamente unica, perché fondata sullo stesso supporto.
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La Suprema Corte, riprendendo il principio espresso dalle Sezioni Unite nella sentenza n. 23726/2007, ha affermato come invece non sia consentito al creditore di una determinata somma di denaro, dovuta in forza di un unico rapporto obbligatorio, di frazionare il credito in plurime richieste giudiziali di adempimento, contestuali o scaglionate nel tempo, in quanto tale scissione del contenuto della obbligazione, operata dal creditore per sua esclusiva utilità con unilaterale modificazione aggravativa della posizione del debitore, si pone in contrasto sia con il principio di correttezza e buona fede, che deve improntare il rapporto tra le parti non solo durante l’esecuzione del contratto ma anche nell’eventuale fase dell’azione giudiziale per ottenere l’adempimento, sia con il principio costituzionale del giusto processo, traducendosi la parcellizzazione della domanda giudiziale diretta alla soddisfazione della pretesa creditoria in un abuso degli strumenti processuali che l’ordinamento offre alla parte, nei limiti di una corretta tutela del suo interesse sostanziale.
In buona sostanza la CSFA S.p.A. nel frazionare giudizialmente le proprie richieste di pagamento è andata ad esercitare un proprio diritto con modalità tali da aggravare la posizione dell’Auanaghena Corporation, anche in termini di spese processuali, e da alterare significativamente l’originario equilibrio del rapporto obbligatorio. Quello che si è configurato, pertanto, è stato un vero e proprio abuso del diritto che è andato a ledere il principio di buona fede.
Nicola Nappi
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