Con ordinanza del 7 giugno 2024, il Tribunale di Urbino ha emesso un interessante provvedimento riguardante la validità probatoria dei messaggi WhatsApp presentati in giudizio.
In particolare, il Tribunale ha stabilito che i messaggi WhatsApp possano costituire prova, in conformità a quanto disposto dall’art. 2712 c.c., secondo cui ogni rappresentazione meccanica di fatti o cose forma piena prova dei fatti e delle cose rappresentate, se colui contro il quale sono prodotte non le disconosce, ed anche secondo l’art. 2719 c.c. secondo cui le copie fotografiche di scritture hanno la stessa efficacia delle originali, se la loro conformità all’originale è attestata da un pubblico ufficiale o non è espressamente disconosciuta.
Nel caso in esame, la parte contro cui erano stati presentati tali messaggi non li aveva disconosciuti; pertanto, il Giudice ha ritenuto opportuno disporre una perizia tecnica sul dispositivo di supporto.
Questo orientamento è stato assunto anche alla luce della nota sentenza della Corte di Cassazione n. 49016/2017, la quale riconosce la validità probatoria dei messaggi WhatsApp, purché vi siano i dispositivi informatici contenenti le conversazioni (smartphone o PC), al fine di verificarne l’autenticità e la collocazione temporale.
Daniele Giordano
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